Qualche foto dell'incontro con Don Gallo!!!
Don Gallo riceve la tessera di presidente onorario dell'A.N.P.I. Alta Valconca
Di seguito l'articolo pubblicato sulla stampa locale
DON ANDREA
GALLO, PRETE DI STRADA, PARTIGIANO E ANTIFASCISTA
Sabato 9 marzo 2013, l’A.N.P.I. Alta
Valconca sezione IRIS VERSARI, ha ospitato Don Andrea Gallo presso la sala-teatro
“Giustiniano Villa” di San Clemente. Con quest’articolo, vorremmo riuscire a
restituire qualche emozione e qualche parola di quella serata a chi non è
potuto essere presente o semplicemente ha scelto di fare altro. L’incontro, dal
titolo “Prospettive per una nuova resistenza”, intendeva far conoscere al
maggior numero possibile di cittadini, i fondamenti del pensiero di un prete
tra i più liberi e critici all’interno della chiesa cattolica. Il successo di
pubblico di questo incontro è stato indiscutibile, il teatro Villa era gremito,
con una parte del pubblico costretta ad assistere in piedi, dentro e fuori la
sala. La schiettezza, la genuinità e l’amore che emergono dalle parole e dai
gesti semplici di personaggi pubblici come Don Gallo, rappresentano una
garanzia tangibile nell’essere percepiti dai cittadini come persone vere, autentiche,
formatesi sulla base di esperienze di vita vissuta e valori realmente fatti
propri e condivisi nel quotidiano. Don Gallo nasce in una famiglia di origini
molto umili, ex-partigiano, ordinato sacerdote nel 1949, ha dedicato tutta la
vita agli ultimi; siano essi tossicodipendenti, prostitute, emarginati, alcolizzati,
senza casa, “diversi”, umanità dalle solitudini più disparate e disperate, poco
importa, tutti, senza esclusione alcuna, sono sempre stati accolti nella sua
comunità di San Benedetto al Porto di Genova, da quasi quaranta anni. E i
valori professati da Don Gallo sono pochi, chiari ed essenziali, ma racchiudono
l’amore ed il senso che hanno guidato e guidano ancor oggi la sua vita e fortunatamente
quella di milioni di esseri umani. Quando sale sul palco, a San Clemente, mai
potresti sospettare in un uomo così minuto, di ben ottantaquattro anni, una
vitalità e una forza così dirompente e contagiosa. Camminerà avanti e indietro
sul palco per più di due ore, mantenendo ben viva l’attenzione del pubblico,
come un consumato attore; dopo un viaggio con i suoi collaboratori di ben 420 km, con partenza alle quindici
dalla sua Genova. Ci racconterà aneddoti, storie di vita vissuta, i suoi
valori, le sue battaglie, facendoci ridere e commuovere. Don Gallo esordisce
spiegando come rispose alla domanda del suo vescovo: “Ma Don Gallo, preghi? Riesci
a trovare il tempo per farlo?” La sua risposta: ”Eminenza, certo che prego,
prego tanto e ogni mattina, scendendo in canonica, prego cantando e canto
pregando!” “E canti i salmi?” “No, eminenza, non è proprio un salmo, però è un canto
per i martiri, per noi, per tutti, per il futuro, per la giustizia sociale…”. A
questo punto, Don Gallo intona Bella Ciao, sventolando il suo fazzoletto
tricolore dell’A.N.P.I. e facendola cantare a tutta la sala. Quell’inno
popolare, “Bella Ciao”, canzone-simbolo della Resistenza a cui Don Gallo
partecipò in prima persona, poco più che diciassettenne, dopo esser stato
educato al fascismo in marina militare. Dice: “Io, ho avuto la grande fortuna
di conoscere la democrazia, l’ho vista nascere con la Resistenza e ora che sono
un vecchio che sta per morire, non voglio vederla sparire!” Don Gallo è un
fiume in piena, ricorda alla platea la frase-simbolo di Vittorio Arrigoni, reporter,
scrittore e pacifista, attivista per i diritti umani e strenuo difensore della
causa del popolo palestinese; “RESTIAMO UMANI”, queste due parole semplici,
quasi banali, racchiudono un messaggio incredibilmente bello ed esplosivo,
proprio perché le dimentichiamo troppo spesso e non è affatto facile né
scontato RESTARE UMANI sì, perché come asserisce Don Gallo, “Noi apparteniamo
tutti a un grande ceppo ancestrale, la grande famiglia umana, chi parla di
razze è un ignorante, i nostri avi nacquero in Africa, siamo noi i diversi!
Esiste solo la grande famiglia umana: uomini e donne, eterosessuali, lesbiche,
omosessuali e trans-gender e non c’è nessuno contro natura, solo varianti della
natura! Perciò scriviamo queste due parole rivoluzionarie ovunque, su qualsiasi
muro di tutti i paesi di ogni nazione: RESTIAMO UMANI”. Don Gallo ricorderà
tutti i caduti della resistenza, i fratelli Cervi e le partigiane, 50.000 donne
che contribuirono alla lotta di liberazione, versando un pesante tributo di
sangue: 2800 caddero e diciannove furono insignite della medaglia d’oro. E con le partigiane ricorda le donne in
genere, le incita a lottare per la loro dignità che è infangata dalle tante
Minetti e Ruby di turno e a conquistarsi una parità non ancora raggiunta al
grido di: “Se non ora quando?”. Dice: “Le donne, le madri devono essere al
centro di tutto quali creatrici di vita, esse sono il grembo della terra!”. I
rapporti con le gerarchie ecclesiastiche sono sempre stati burrascosi ma Don
Gallo pur ribadendo: “La chiesa è la mia casa”, ne combatte da sempre le prese
di posizione più conservatrici (l’opposizione alle leggi sul divorzio,
sull’aborto, la campagna per boicottare il referendum sulla legge 40) e la
incita a riprendere la strada del Concilio Vaticano II del 1964, quale cammino
e occasione di apertura verso un autentico rinnovamento. Critica la chiesa come
organizzazione verticistica di potere poiché non rispecchia gli insegnamenti di
Gesù. “Non é la chiesa di Gesù quella che fa parte del 10% d’italiani che
detengono il 60% del patrimonio immobiliare del paese! Dove sta la povertà? Sono
venuto per servire e non per essere servito, questo è il “biglietto da visita”
che mi ha lasciato Gesù dopo aver terminato il noviziato. Quando incontrate uno
che dice che è cristiano, dal papa all’ultimo pretino, se non è al vostro
servizio, non ha niente a che fare con Gesù. Gesù è il salvatore di tutti e
tutte, non fa distinzioni, non sarebbe lui altrimenti. Il sole è l’immagine di
Dio e il sole illumina e scalda il viso di ogni essere umano. Gesù stava con
gli ultimi, rispettava e accoglieva ogni diversità e ogni minoranza”. Don Gallo
parla anche di migranti “Neghiamo di essere umani, quando non accogliamo i
migranti o non facciamo nulla per loro; trenta milioni d’italiani sono stati
migranti; la maggior parte di loro arriva perché ha fame. Che cristiani siamo
se non riusciamo a sfamarli e a dare loro un tetto? Certo che occorrono regole
sull’immigrazione, ma serve ancor di più la solidarietà e consumismo ed egoismo
ci hanno fiaccato tanto! Basterebbe evitare gli sprechi e ce n’è per tutti”. Sull’attualità
politica, sociale ed economica del nostro paese e del mondo: “L’Italia è in
ginocchio” e si rivolge ai tanti giovani presenti “Che paese vi offriamo? Non
c’è lavoro, la scuola è allo sfascio, diminuiscono ricerca e cultura, dovete
andare all’estero!”. Don Gallo auspica un anno di tregua per delle vere riforme
e lancia un messaggio molto colorito all’amico Grillo “Non far lo stronzo!”. “Un
mondo in cui ogni cinque secondi muoiono tre, quattro, fra uomini, donne o
bambini per fame! E’ questo il pianeta di cui Dio ci ha chiesto di essere
custodi? Il nostro modello di sviluppo, il capitalismo, in cui il 20% degli
abitanti del pianeta si pappa l’80% delle risorse, che società è? E’ una
società di cui non siamo soci! E il capitalismo non è in crisi, perché la crisi
la paghiamo noi cittadini, il neo-liberismo attuale prevede che l’uno per cento
dei cittadini dell’occidente mantenga le proprie ricchezze e si arricchisca
proporzionalmente all’impoverimento del restante 99%! Mi sa che questa sera, in
questa sala noi rappresentiamo tutti quel 99% ! O c’è qualche ricco?”. E don
Gallo ci spiega cosa sia la vera democrazia e la vera partecipazione che
comincia dal rinsaldare i legami famigliari e affettivi, trovando il tempo per
dedicarsi ad essi. Poi, uscendo da casa, ci si dovrebbe chiedere: “Che cosa
posso fare per il mio condominio? E per il mio quartiere, per la mia città,
cosa posso fare per la mia regione, la nazione, per il mondo intero? La solidarietà,
questo è il punto centrale! A proposito del suo essere additato da molti
cattolici quale prete comunista, Don Gallo racconta un aneddoto molto
divertente, ma che fa soprattutto riflettere. Inizia a leggere un documento: “…e
bisogna inoltre esaminare seriamente le situazioni degli emarginati che il
nostro sistema di vita ignora e perfino coltiva: anziani, disabili,
tossicodipendenti, dimessi dalle carceri e dalle cosiddette cliniche
psichiatriche, perché crescere ancora la folla dei nuovi poveri? Perché a
un’emarginazione così clamorosa, risponde così poco la società attuale? Con gli
ultimi, con gli emarginati, potremmo tutti recuperare un genere diverso di
vita, demoliremo innanzitutto gli idoli che per un cristiano, se si ha un Dio
solo, tutti gli altri son idoli! Idoli che ci siamo costruiti: denaro, potere,
consumo, spreco, tendenza a vivere sopra le nostre possibilità. Riscopriremo
poi i valori del bene comune, della tolleranza, della solidarietà e della
giustizia sociale”. “Una volta, mentre lo leggevo, fui interrotto da un
sacerdote che gridò: “Basta, prete comunista!” e mi fece subito tenerezza e gli
dissi: “Caro confratello, hai ragione! Scusa, mi sono dimenticato di dire il
titolo e gli autori! (alla fine lo abbracciai) Titolo: “La chiesa italiana e le
prospettive del paese” chi sono gli autori? Documento del consiglio permanente
dei vescovi della Conferenza Episcopale Italiana! Se nella chiesa, si ricercano
le cause della povertà, si viene a volte criticati, ma è qui il vero nodo
politico, non bastano le semplici denuncie, occorre trovare le ragioni e agire,
avere una reazione!”. Un richiamo va anche al valore imprescindibile della
pace, Gesù è il principe della pace, dice Don Gallo e ricorda L’enciclica
“Pacem in terris” del 1963: “Chi dice di portare la democrazia con le armi è un
pazzo!” Don Gallo, poi cita Don Milani “La politica è uscire tutti insieme dai
problemi” e un durissimo articolo di Giorgio Bocca, pubblicato sull’Espresso
nel 2003 dal titolo: “Il fascismo perenne in libera uscita”. Bocca usa parole
di fuoco contro l’arroganza del potere e la decadenza morale in cui è
precipitata la mala-politica italiana, in cui i ladri e i corruttori si vantano
di essere tali e i cittadini onesti quasi si vergognano della loro virtù. E
allora di fronte a tale situazione che fare? “Un grido di rivolta può venire
solo dai giovani, ma tutti dobbiamo risvegliare le nostre coscienze, su la
testa!” Termina l’incontro presentando quelle che ama definire le sue bussole
di orientamento nella vita: “La prima, il vangelo di Gesù, la seconda, la
Costituzione Repubblicana del 1947 e la terza, il vangelo laico di De André.” La
costituzione italiana, nata dalla Resistenza al nazi-fascismo e frutto dell’Assemblea
Costituente che mise insieme la matrice comunista, cattolica, socialista,
liberale, repubblicana, del Partito d’Azione e anche monarchica, dando vita a
un patto nazionale e ad una delle carte costituzionali più complete, ricche e
belle di sempre. Questa Costituzione così maltrattata, calpestata a volte
proprio nei suoi articoli fondamentali. Vorremmo ricordare solo un articolo, il
quarto, emblematico in tempo di crisi economica, politica e sociale; esso
recita: “La Repubblica riconosce a tutti i cittadini il diritto al lavoro e
promuove le condizioni che rendano effettivo questo diritto. Ogni cittadino ha
il dovere di svolgere, secondo le proprie possibilità e la propria scelta,
un’attività o una funzione che concorra al progresso materiale o spirituale
della società.” Oggi, leggendolo, vien quasi da sorridere, pare di ascoltare un
innocente bimbo pronunciare frasi d’incredibile bellezza e purezza che si
perdono e cadono nel vuoto di un orizzonte del tutto utopico. Ma come sostiene
don Gallo, la Costituzione è e dovrebbe essere la bussola che ci indica la
strada maestra, ogni italiano ne dovrebbe chiedere il rispetto e l’applicazione
con l’intento di perseguire il volere dei nostri padri costituenti. Essi la
scrissero poiché formasse la solida radice per la crescita di una società forte,
libera e solidale che si evolvesse verso una piena democrazia; perché i suoi
dettami si realizzassero concretamente e non restassero lettera morta. Per
ultima cosa, ci spiega come fece col suo cardinale: “Eminenza, io seguo un
quinto vangelo, oltre i quattro canonici”. “Don Gallo, leggi i vangeli
apocrifi?”. “No Eminenza, il mio quinto vangelo è musica, è poesia che ci fa
danzare e volare, è una brezza non-violenta. Il mio vangelo è antifascista, con
il termine fascismo inteso come arroganza del potere e intransigenza; il mio
vangelo è anticapitalista, dobbiamo trovare altri modelli di sviluppo; e mi
consenta anche una spruzzatina di anarchia, nel senso di opporsi fermamente a
qualsiasi sopruso; il mio vangelo è il bellissimo vangelo laico secondo De
André!” Dopo questa esauriente spiegazione, Don Gallo leggerà la lettera
collettiva che la sua comunità di San Benedetto al Porto di Genova, scrisse
dopo la scomparsa di Faber, oggi giustamente ricordato e celebrato come il più
grande cantautore italiano di sempre. Una lettera commovente, un omaggio e un ringraziamento
per la sua musica sempre dalla parte degli ultimi e degli esclusi, delle tante
Bocca di Rosa, Geordie, Miché, Marinella presenti nella comunità di Don Gallo
ed in ogni angolo della terra; dove forse, miserie, solitudini ed emarginazioni
non cesseranno mai, ma sarà sempre presente la grandissima umanità di queste
“Anime Salve”. Ringraziamo sentitamente
tutto lo staff di Don Andrea Gallo e tutti i cittadini che hanno partecipato a
questa intensa ed emozionante serata. Infine ringraziamo Don Andrea Gallo per
esserne stato l’artefice e il protagonista principale e aver accettato la tessera di presidente onorario
dell’A.N.P.I. Alta Valconca sezione IRIS VERSARI.
A.N.P.I. Alta Valconca - Sezione Iris Versari
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